Gestendo vari blog con buon traffico, in vari settori, sempre più mi sto rendendo conto di quanto bassa sia la percentuale delle persone che leggono i commenti e soprattutto i trackback.
Sto parlando, chiaramente, di utenti che non siano i soliti
del giro Web Marketing e dintorni, ci mancherebbe
Me ne accorgo perché spesso leggo commenti con domande, la cui risposta non c'era nel post iniziale, ma era chiarissima in un commento precedente a quello in questione. In sostanza, il signore ha letto il post ed è sceso a fare una domanda senza leggere altro, altrimenti avrebbe trovato la risposta in un commento di un altro.
Peggio ancora per i trackback, che sono veramente ignorati. Sia in termini di Web Analytics, sia per i contenuti di commenti ed email che mi vengono inviate in privato, capisco che la percezione del trackback e del suo significato è veramente bassissima.
Guardate ad esempio la nostra ricerca di redattori, sviluppatori
e grafici. Continuano ad arrivare segnalazioni di persone
che si offrono, pur se c'è un trackback evidente che
porta all'articolo in cui dichiariamo chiusa la ricerca. Non
basta. Quel trackback non viene visto, non viene interpretato,
non viene preso in considerazione. Il bello è che siamo
in un settore che dovrebbe ben conoscere il meccanismo. Chi
si propone come grafico web o come sviluppatore web e non
legge in trackback, non ci fa una gran figura, dato che sono
ormai uno standard. Oppure, dobbiamo dire che il nostro trackback
non è visibile, certo
In realtà io credo che i motivi siano diversi e di altro carattere. Come al solito, occorre entrare nei meandri fumosi del cervello umano. Per inciso, questo è un esempio di come la Web Analytics dovrebbe far emergere dei fenomeni, che poi però dovrebbero essere interpretati uscendo dai numeri e colloquiando con la gente. Vi espongo qualche considerazione in ordine sparso.
Il blog non è chiaro ai più
Per noi webbaroli accaniti e web markettari
a tutto tondo (quali almeno diciamo d'essere ),
blog vuol dire tutto. Una semplice parola condensa un mondo
intero, anzi un universo. Per gli altri, però, non
è così. Sono abituati ai siti, alle pagine,
qualche volta ai forum. Il blog ha invece una struttura
diversa, che lo fa scambiare a tratti con un sito, ma
poi non lo è. In sostanza, molti utenti mi hanno dichiarato
di non aver neppure visto i commenti ed i trackback, semplicemente
non guardano le sezioni corrispondenti. Non
li vedono non perché non siano visibili, ma perché
non se li aspettano.
Sono abituati ad una struttura diversa che tentano di applicare, come sempre la mente umana fa davanti alle novità, al nuovo contesto, senza rendersi conto che invece dovrebbero usarne un'altra (che però non hanno ancora).
Il post è tutto
C'è chi legge, invece, e trova così interessante il testo del post, che immediatamente si sente di voler fare una considerazione o una domanda. Spesso senza neppure aver finito di leggere. E zzacchete, ti ha infilato un commento. Lo fa senza leggere i commenti degli altri e figurarsi i trackback. Questo signore non è un idiota, non è uno che non sa leggere, non è uno che non sa cosa siano commenti e trackback (infatti li usa). Semplicemente è quel signore che reagisce d'impulso agli stimoli (come la maggioranza, per altro), quindi ha un tempo di azione-riflesso immediata, senza fase di considerazione cosciente in mezzo.
Sbaglia? No, non sbaglia, siamo noi a sbagliare, se non ne
teniamo conto
Lungo è brutto
Anni di scrittura su Edit e su altri siti / forum con alto traffico mi hanno insegnato che la lunghezza del testo, comunque sia strutturato, è già di per sé fattore negativo. Sono pochissimi quelli che dalla prima riga della pagina leggono tutto sino all'ultima, prima di intervenire o di svolgere una qualunque azione. Persino nel commercio elettronico, dove proprio non ce lo aspetteremmo, ci sono settori in cui è preferibile dare meno informazioni per avere la conversione.
La risposta la si aspetta dall'autore
Alcuni mettono l'autore del post sul piedistallo e da lui si aspettano la risposta ad una propria domanda. In fondo, se ci pensiamo, è normale a scuola. Se faccio una domanda, la risposta la voglio dal docente e se risponde un altro allievo, io aspetto comunque la risposta dell'istruttore. Lasciamo perdere se sia giusto o sbagliato, va constatato che è umano!
Come si traduce la cosa sui blog? Semplice, se ho una domanda e ne vedo la risposta, magari indiretta, su un commento, faccio comunque la richiesta perché voglio la risposta dell'autore del post. In certi casi, addirittura, non pensiamo neppure che la risposta possa essere in un commento (dell'autore o di altri), quindi chiudiamo la mente a questa possibilità. Il nostro commento di domanda a questo punto parte in automatico.
Conclusione
Adesso, per carità, non partiamo con le solite affermazioni del "ma io non faccio così" o "ma quelli sono gli utonti che non sanno navigare e devono essere formati". Io credo, invece, che noi dobbiamo assodare, semmai, se la cosa sia vera o no (e per me lo è, altrimenti non starei qui a scriverne) e agire di conseguenza, in relazione al nostro obiettivo.
Constatare se sia vero o no, però, non significa interrogare sé stessi o l'amico (magari del settore) o, peggio, il collega. Bisogna guardare le persone della strada, mentre navigano, vedere che fanno, confrontarsi coi loro drammi on-line (sì, perché per molti navigare è uno stress).
Poi smettiamo di dire che "dobbiamo educare i navigatori e farli crescere". Noi siamo da questa parte del cavo, loro da quella parte. Mi spiegate come possiamo educare uno che abbiamo dall'altra parte di un cavo? Come gli mettiamo nella testa che deve schiacciare un certo tasto invece che un altro? Che deve capire quello che noi vorremmo che capisse? La chiarezza, per quanto chiara, è la chiarezza nostra e noi non possiamo aprire il cervello della gente, arrivare alla mente e metterci dentro ciò che vogliamo (o meglio, a suon di milioni di pubblicità qualcosa si può fare, ma noi non abbiamo quei mezzi).
Ciò che dobbiamo fare, invece, è scendere noi al loro livello, educare noi stessi ad essere come loro, capire che per definizione alla gente il nostro sito non piace, la nostra comunicazione non la recepisce, non è appassionata ai nostri argomenti, i loro interessi primari sono ben diversi da ciò di cui noi scriviamo, ecc. Solo acquisendo questa coscienza del mondo che ci sta attorno, possiamo migliorare qualcosa.
Detta in altri termini, per uno che entra nel tuo negozio, ce ne sono dieci che sono passati davanti e non sono entrati perché la tua vetrina non piaceva loro e se cambi la vetrina, ne acquisti due da una parte e ne perdi due dall'altra.
Chicca per chi ha avuto la pazienza di arrivare qui in fondo.
Quando scrivete un post che si conclude da un'altra parte,
estendete il post ed in fondo scrivete ed indicate il link
della conclusione. Non che ciò vi garantisca qualcosa,
ma è meglio di niente...